PD sociale, non solo liberal

sociale

Oggi ho scritto un documento, insieme ad altri quattordici colleghi senatori PD, anche in vista della Direzione nazionale di domani. Eccone i contenuti. Nei prossimi giorni vi parlerò del disegno di legge, appena depositato, sul contrasto alla povertà.

La sconfitta alle elezioni amministrative ha tante ragioni, spesso riconducibili a vicende locali. Ma è anche risultata evidente la difficoltà del nostro partito a trovare consensi tra i ceti popolari e nelle periferie, cioè tra chi è più esposto alla crisi economica o tra chi ha pesanti carichi familiari, non solo di natura economica, a cui non riesce a fare fronte.

Abbiamo convintamente condiviso la necessità di una visione liberal, per il rilancio dell’economia e dei consumi attraverso riduzioni d’imposta ai lavoratori, al ceto medio (80 euro, decontribuzione per i tempi indeterminati, no IMU) e alle imprese.

Ora vorremmo rafforzare la visione sociale, che si occupi e si prenda carico delle tante sofferenze che non stanno trovando risposte strutturali. Una visione che già abbiamo riavviato, ad esempio raddoppiando (rispetto a solo tre anni fa) i fondi sociali nella scorsa legge di stabilità. E stanziando un miliardo in più per il contrasto alla povertà, anche se non ancora impegnati. Senza dimenticare la legge sul terzo settore e i relativi fondi. O la legge sul Dopo di noi. Ma dobbiamo ancora fare di più.

Pensiamo agli incapienti che non hanno alcun aiuto per i figli a carico: oggi abbiamo quasi due milioni di minori in condizioni di povertà assoluta. Pensiamo a lavori minimi di comunità che possano impiegare (in modo diverso da quello insano finora sperimentato) persone che difficilmente potranno entrare nei normali circuiti produttivi. Ci riferiamo a un intervento strutturale per promuovere gli interventi in natura (mense, distribuzione di viveri) a favore degli indigenti. Guardiamo a una strategia per la riqualificazione massiccia delle periferie e in particolare delle abitazioni popolari, destinando anche fondi strutturali europei. E pensiamo a misure che incentivino davvero l’emersione del lavoro nero e l’incontro tra domanda e offerta nei lavori di cura (depositato al Senato un apposito disegno di legge).

Più in generale, occorrono provvedimenti che contrastino in modo strutturale le diseguaglianze vissute da larghe fasce della popolazione, specialmente in alcune zone del paese.

Noi al Senato, proprio oggi, abbiamo depositato un disegno di legge di contrasto alla povertà e di sostegno per i carichi familiari. Una proposta che punta a integrare quella già in discussione alla Camera e che prevede le necessarie risorse per un intervento strutturale (due miliardi in più ogni anno, per tre anni), così da arrivare a regime agli 8 miliardi annui oggi stimati come necessari anche dalle organizzazioni di terzo settore impegnate nella lotta alla povertà.

Anche in vista della direzione nazionale di domani, chiediamo dunque anche uno sguardo più sociale. Per il bene del PD. Per il bene del Paese.

Stefano Lepri

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