Legge elettorale, il dissenso non la ferma

Nel primo pomeriggio, abbiamo votato in assemblea di gruppo la relazione del segretario e premier Matteo Renzi sulla legge elettorale: 71 voti a favore, mentre 29 “dissidenti” non hanno partecipato al voto, con argomenti sintetizzati in un loro documento. Il voto è giunto dopo un lungo dibattito svolto ieri e oggi, ma anche nei mesi scorsi.

Inutile dire che tra l’Italicum approvato alla Camera e il testo in discussione al Senato vi sono differenze e miglioramenti decisivi: soglia di sbarramento abbassata al 3%; ballottaggio se non si raggiunge il 40%; premio alla lista e non più alla coalizione; cento collegi con un solo capolista bloccato, così che la percentuali di eletti con le preferenze potrà attestarsi, alla fine, intorno al 60%.

Il risultato è che sarà chiaro subito chi dovrà governare; ci sarà un buon equilibrio tra eletti e nominati; sarà garantita la parità di genere; il partito che vince avrà un ruolo decisivo, senza bisogno di alleanze.

Per approfondire i contenuti, rimando agli interventi di Finocchiaro e Tonini e agli emendamenti alla prima versione della legge elettorale.

Renzi ha concluso auspicando unità, anche perché le differenze non sono così decisive da giustificare un voto negativo o di astensione in aula. Anch’io la penso così e ritengo autolesionista mettere in discussione una riforma certamente molto migliorata e, a questo punto, da approvare convintamente. Spero che ce la si possa fare entro il 29, cioè prima di cominciare a votare per eleggere il Capo dello Stato.

Stefano Lepri

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