Cassa integrazione in deroga, regole cambiate?

La scorsa settimana abbiamo votato nella Commissione Lavoro al Senato un parere favorevole, di cui ho fatto il relatore e l’estensore, sul decreto ministeriale in materia di ammortizzatori sociali in deroga.

Il decreto, che dovrebbe essere emanato nei prossimi giorni con correzioni che recepiscano le nostre osservazioni, è stato richiesto per legge al fine di limitare e definire meglio i criteri per l’assegnazione della cassa in deroga.

Il parere è molto tecnico, e quindi piuttosto difficile, ma i volenterosi o gli esperti potranno ben comprendere l’importanza di un decreto che riguarda decine di migliaia di lavoratori che hanno perso, sperabilmente in modo temporaneo, il loro lavoro.

Ricordo solo alcuni dei principali nodi: ha ancora senso la cassa in deroga (ricordo non finanziata dalle imprese che ne beneficiano, a differenza della cassa ordinaria e straordinaria) nel caso di imprese che cessano l’attività? Perché escludere dalla concessione della cassa integrazione in deroga gli apprendisti e i lavoratori a domicilio? Qual è la durata minima di anzianità maturata per poter fruire degli ammortizzatori sociali? Possono beneficiarne solo le imprese tradizionali o anche tutti gli altri datori di lavoro, in particolare piccoli imprenditori, cooperative e studi professionali? Se finiscono le risorse, come avvenuto nel 2013, le Regioni devono essere ulteriormente aiutate? Come collegare gli interventi previsti con le politiche attive del lavoro?

L’avere steso materialmente il parere mi ha confermato nella convinzione di come la complessità della materia, per certi versi ineludibile, può comunque essere oggetto di una drastica semplificazione. E’ questa una delle sfide delle politiche del lavoro, pur sempre dando precedenza ad assicurare tutele e protezioni minime ai lavoratori.

Stefano Lepri

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