Pubblica amministrazione, rivoluzione dolce

Oggi il Senato ha approvato il decreto di riforma della pubblica amministrazione; entro venerdì sarà approvato al Senato senza modifiche e diventerà legge. Il decreto contiene moltissime novità, riassunte nella scheda allegata, peraltro ancora non corretta con le ultime modifiche. Vi rimando anche al mio intervento svolto in aula ieri.

Ci sono misure per eliminare le consulenze a chi è andato in pensione; far funzionare davvero la mobilità tra comparti e uffici; ridurre diritti di rogito e incentivi ad avvocati di stato, segretari comunali e progettisti; impedire agli avvocati (civili, contabili, amministrativi, militari) di ricoprire incarichi di governo o in uffici legislativi mantenendo ruolo e stipendio, ecc. Ma vi sono anche misure efficaci contro la corruzione, per la semplificazione e la velocizzazione dei processi e delle aggiudicazioni; interventi di sburocratizzazione, come quelli che evitano il ripetersi delle visite per l’accertamento dello stato di cronicità o invalidità, oppure semplificano il modo con cui farsi prescrivere, in questi casi, i farmaci.

Dico solo che si tratta di una riforma molto coraggiosa, che non fa sconti a nessuno, ma che neanche ha intenti punitivi. Semplicemente, comincia a chiedere con maggiore coerenza quella serietà, quella sobrietà e quella dedizione dovuta da tutti coloro i quali, a cominciare dai politici, sono chiamati a regolare e a gestire la cosa pubblica.

Stefano Lepri

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