Il governo Letta viaggia come un diesel. La politica di piccoli passi ha rafforzato il prestigio dell’Italia e del Presidente del Consiglio, ma non ha ancora affrontato le riforme strutturali di cui il Paese ha bisogno.
A settembre però servirà il turbo. Il Governo sa bene che per rilanciare l’economia, dare ossigeno e speranza alle famiglie, abbattere i costi a carico delle imprese occorrono tagli decisivi alla spesa pubblica. Ma bisogna fare di più. Bisogna ridurre le articolazioni periferiche dello Stato, realizzare una vera mobilità del pubblico impiego tra i diversi comparti e le diverse amministrazioni, eliminare contributi alle imprese, applicare un giusto indicatore della situazione economica e patrimoniale per le prestazioni sociali e sanitarie agevolate. E ci vuole una più solida capacità regolativa, ad esempio mettendo a gara e sotto vero controllo le concessioni autostradali o riducendo gli abnormi vantaggi concessi alle grandi società che hanno investito nelle energie rinnovabili.
L’elenco potrebbe continuare. Non ci possiamo accontentare che la disoccupazione giovanile diminuisca entro l’anno del 2%, come previsto dal Ministro Giovannini, solo se le misure finora adottate avranno effetto. Il PD deve concordare, anche a costo di chiuderci tre giorni in riunione, quali misure siamo disponibili a sostenere con determinazione. E lo stesso vale per gli altri partiti di maggioranza.
Il Governo trovi il coraggio di fare le sue proposte. Non ci possiamo più permettere il rimpallo, in attesa di chi deve fare la prima mossa.
Stefano Lepri