La sfida dei grillini

 

 

Il risultato del Movimento cinque stelle (in media l’8% in Italia) è il frutto di cause esterne, ma anche di meriti. I grillini crescono soprattutto perché sono i quasi soli beneficiari del vento dell’antipolitica, che mai è soffiato così forte. Gli ultimi eventi (Lusi, Belsito) hanno dato un ulteriore colpo alla già bassa credibilità dei partiti tradizionali. Così anche i partiti percepiti come meno avvezzi a liturgie e all’opposizione del governo Monti, come la Lega nord, SEL e IDV (a parte i sindaci di Genova e Palermo) hanno perso colpi e ottenuto risultati molto inferiori ai sondaggi. Il voto ai Cinque stelle è stato dunque anzitutto di protesta.

Su alcuni temi (finanziamento ai partiti, contrarietà alle grandi opere) hanno ottenuto consensi opponendosi  con tratti di demagogia e di faziosità.  Ma ci sono anche alcune intuizioni e scelte propositive.  Su altri temi (energie alternative, stili di vita più sobri, stop al consumo di territorio, ecc.) hanno infatti dimostrato, in molti Comuni, di esserci, di saper competere con le proposte del centrosinistra e di saper interpretare le attese delle famiglie e delle comunità. I loro candidati sono spesso facce nuove e fresche, molti giovani, prevalentemente con buoni studi e con una dote comune: saper usare internet e i social network per cercare e ottenere consensi, partendo da singole battaglie e istanze, spesso locali.

Il PD deve guardare con attenzione a quel mondo: rigettando senza dubbio i caratteri qualunquisti, antisistema, assemblearisti e una visione ispirata alla “decrescita felice”. Ma cogliendo invece alcuni elementi positivi di sfida: sviluppo ma davvero sostenibile; partecipazione vera, dal basso, dove contano anche le new entry; rinnovamento della classe dirigente e politica di norma vissuta come impegno civico a tempo; no ai rischi d’intrecci tra politica ed economia; utilizzo dell’informatica per diffondere le migliori idee e reclutare nuovi simpatizzanti.

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