Possiamo dire che l’esito del referendum segna una svolta, direi indiscutibile, con l’ormai evidente superamento della cosiddetta Seconda Repubblica. Il dopo “Mani Pulite” si è caratterizzato per la prevalenza di uno schema bipolare; per una crescente forza attribuita al capo del Governo, spesso anche capo di partito; per un sistema maggioritario che ha attribuito premi di coalizione eccessivi (come avvenuto con il Porcellum); per un forte controllo politico dei mezzi televisivi.
Ora tutto ciò sta tramontando: i social stanno acquisendo grande forza nell’orientamento degli elettori, pur con tutti i rischi di manipolazione che abbiamo colto in questi mesi. Torneremo probabilmente a sistemi elettorali proporzionali, dove i premi di maggioranza saranno verosimilmente modesti. Ridaremo centralità alle coalizioni, fatte prima o dopo le elezioni. Si troverà un nuovo equilibrio tra le esigenze di leadership e quelle di partecipazione diffusa e di valorizzazione dei partiti e del Parlamento.
Non è per niente una transizione facile, perché si tratta di adottare nuovi paradigmi. Per certi versi è un ritorno alla Prima Repubblica, ma senza i suoi pregi: partiti forti e seri, non i partiti azienda di oggi; reciproco rispetto, mentre oggi siamo allo scontro senza sconto. A tal proposito, non è una provocazione quella di chi ritiene il Movimento 5 Stelle un partito incostituzionale, in quanto ai loro eletti viene sottratta la libertà di mandato, piegata alle volontà della Casaleggio & associati.
Dovremo peraltro cercare di evitare i difetti della Prima Repubblica, emersi soprattutto negli anni settanta e ottanta: eccesso di parlamentarismo inconcludente e rischio di consociativismo spendaccione.
Stefano Lepri