La dimensione economica della riforma costituzionale

 

referendum-costituzionale_0

Quando si parla di referendum, gli animi si accendono rispetto ai risparmi che otterremmo. C’è chi dice cinquecento milioni all’anno, chi dice cinquanta. Ma queste cifre (assai più verosimile la prima) non tengono conto di molti altri possibili e significativi vantaggi che avremmo dalla riforma del titolo V, cioè dalla ridefinizione dei compiti tra Stato, Regioni e Autonomie locali.

Grandi risparmi potranno infatti derivare nel veloce completamento delle opere strategiche; dalla riorganizzazione di porti e aeroporti secondo criteri di competitività nazionale; dalla razionalizzazione della politica di promozione turistica all’estero, eccetera.

Come evidenziato dalla collega onorevole Irene Tinagli, che ha curato una raccolta di schede sulle diverse materie scritte da altri deputati o esperti, “la Riforma del 2001, pur essendo ispirata da buone intenzioni, ha aperto però la strada a molti problemi: la sovrapposizione di ruoli tra Stato e Regioni ha di fatto alimentato confusione e un crescente contenzioso tra Stato e Regioni, per non parlare di duplicazioni, mancanza di coordinamento, aumento degli sprechi. Basti ricordare come siano proliferati Enti ed Agenzie regionali per coprire tutte le nuove funzioni: turismo, commercio estero, attrazione degli investimenti e moltissime altre”.

Il risultato è stato il grande aumento dei contenziosi: quasi la metà dell’attività della Corte Costituzionale è stata intasata dai ricorsi di Stato o Regioni. Un contenzioso che “non solo ha bloccato opere importanti, rallentando processi di ammodernamento, causando aumenti dei costi sia delle infrastrutture che dei servizi, ma in molti casi ha impedito o indebolito l’adozione di politiche nazionali in materie importanti come il turismo, il commercio estero, i servizi per l’impiego, le politiche sociali, le politiche del lavoro e la formazione professionale”.

Vi suggerisco quindi la lettura di queste schede: si capiranno molte ragioni del perché l’Italia, in questi anni, si è impantanata. La riforma dovrebbe portare a superare questi paradossi. Anche per questo va sostenuta e fatta votare.

Stefano Lepri

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.