Opere piccole o grandi? Entrambe, purché utili

Ieri sera Graziano Delrio ha giurato di fronte al Capo dello Stato come nuovo Ministro alle infrastrutture e ai trasporti. Sono contento perché si tratta di una persona di specchiata onestà, appassionato e con grande esperienza amministrativa, avendo fatto il sindaco e il presidente dell’ANCI. Lascia il suo ruolo di sottosegretario alla presidenza (con delega allo sport) con una scelta simbolica: l’avvio di un fondo nazionale rotativo a interessi zero per la costruzione di nuove palestre. Come dire: ci sono pochi soldi, ma al centro mettiamo le piccole opere sul territorio, per i nostri giovani.

Di fronte alla continua serie di scandali e denunce che hanno riguardato le grandi opere pubbliche, con l’arresto del più importante e inamovibile direttore del Ministero ai trasporti e la sostituzione di Lupi, peraltro non indagato, è stato chiesto al neo Ministro se si dovrà continuare a investire sulle grandi opere, sovente foriere di malaffare e di grandi scandali (ricordo solo le indagini in corso su Mose, sottopasso TAV di Firenze, Terzo Valico, ecc.). Ha risposto che è assurdo mettere in alternativa piccole o grandi opere, perché la vera alternativa è tra quelle utili e quelle inutili (o troppo costose rispetto ai vantaggi, aggiungo io).

Apprezzo la risposta, perché le grandi opere in Italia, quando necessarie e ben fatte - si pensi alla costruzione dell’Autostrada del sole - hanno contribuito in modo decisivo alla crescita del Paese. Altre importanti infrastrutture (es. la TAV Napoli Torino) si stanno rivelando altrettanto utili e apprezzate ma sono costate troppo, perché il malaffare da ormai troppi anni ha pervaso lo Stato. Ora, meglio tardi che mai, stiamo correndo per porre rimedio, modificando la legge sulla corruzione, il codice degli appalti e molto altro.

Stefano Lepri

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