Ecco il mio intervento tenuto oggi al Senato
"Colleghi senatori, signori Presidenti, il Partito Democratico si ritrova, in sintesi, nelle due dichiarazioni del presidente Napolitano.
Non vogliamo mettere in difficoltà il Governo, che sosteniamo con lealtà e convinzione, tuttavia esprimiamo inquietudine per l'inaudito fatto accaduto ed esprimo insoddisfazione per la ricostruzione della vicenda fatta dal Ministro e per le conseguenze politiche che sono state tratte: conseguenze politiche che, appunto, non ci sono state.
Non sapevo, dunque non ne rispondo politicamente: questa, in sostanza, è la difesa fornita martedì al Senato. Mi consenta di dirle, signor Ministro, che la sua difesa tiene poco. Tiene poco perché qualsiasi buon pubblico amministratore sa che non è ragionevole vantarsi dei meriti ottenuti grazie ai suoi uffici e, al contempo, sottrarsi alle personali responsabilità nel caso di problemi da essi verosimilmente causati. Non è giusto - evidentemente - perché, come si dice, onori ed oneri vanno insieme. Non è corretto e motivante per i collaboratori. Avremmo preferito un Ministro che ci mette la faccia.
Nel caso, avrebbe potuto essere più attento ed attivo. Se un ambasciatore di uno Stato la cercava con insistenza, forse avrebbe dovuto intuire le ragioni di tale ostinazione, non solo affidandosi al suo Capo di Gabinetto. Insomma: un Ministro non è solo chiamato ad ascoltare, ma anche ad intuire, a prevenire e a richiedere approfondimenti e rapporti.
Più in generale, ci sono state evidenti mancanze nelle procedure e nel rispetto dei più elementari diritti di protezione delle persone e dell'infanzia. Facciamo, dunque, perciò tutti tesoro di questi errori, perché non avvenga più che una persona sia, senza alcun serio motivo, trattata bruscamente e con violenza dalle forze dell'ordine. Ciò tanto più vale se la persona viene ingiustamente ricercata in quanto sotto protezione umanitaria e a maggior ragione se si tratta di parenti totalmente estranei ad ogni eventuale addebito.
L'altra faccia della insoddisfazione riguarda l'esercizio della politica estera, della quale evidentemente non risponde il ministro Alfano. Quest'ultima vicenda altro non è che l'ultimo atto di un compiacente atteggiamento verso Paesi che offrono all'Italia e alle sue imprese grandi opportunità economiche. Ciò vale di più - paradossalmente - con i Paesi dove la vita democratica è quasi inesistente. Intendiamoci: comprendiamo e sosteniamo le ragioni dell'economia globale e la necessità che le nostre migliori imprese possano esportare e garantirci vantaggiosi approvvigionamenti energetici.
Tuttavia, è tempo di dire che c'è un limite, per lo meno, nel continuare a non accorgersi che mancano, ad esempio nel Kazakistan, i più elementari diritti democratici. C'è un limite nel non rilevare che in diverse Nazioni sono pratiche abituali le torture e il confino per gli oppositori politici. C'è un limite, soprattutto, nel cameratismo che ha caratterizzato alcune relazioni con Capi di Stato e di Governo, che finisce inevitabilmente per alimentare il sospetto di vedere mischiate la confidenza con il favore, l'amicizia con la correità.
Come possiamo - insomma - continuare ad invocare rispetto dei diritti umani nel mondo e - al contempo - strizzare l'occhio a moderni tiranni? Perché questo, purtroppo, è verosimilmente successo: uno sproporzionato servilismo, non solo una sventurata serie di disattenzioni a favore di una Nazione che si può permettere di snobbare l'Italia rispondendo che il suo ambasciatore non è disponibile ad incontrare il nostro Ministro degli affari esteri perché impegnato a godere le meritate vacanze.
È con questo spirito critico e costruttivo che intendiamo sollecitare i Ministri e il Governo, con la consapevolezza che si tratta di sfide complesse che meritano una dedizione assoluta e a tempo pieno per l'esercizio efficace di così delicati Dicasteri.
Ci aspettiamo dunque presto da lei, signor Ministro e Vice presidente, e soprattutto da lei, signor presidente del Consiglio Letta, precisazioni, rassicurazioni e misure che permettano il recupero di una salda e piena guida del Ministero dell'interno e il non ripetersi di una vicenda così inaudita."
Stefano Lepri