Oggi il Senato ha votato, a larga maggioranza, la fiducia a Enrico Letta. L’Aula si è divisa tra chi accusa di aver fatto un governissimo che cancellerà le contraddizioni del centrodestra e chi, non senza mal di pancia, ha preso atto dell’impossibilità di un governo di centrosinistra; dell’impossibilità del ritorno al voto con l’attuale legge elettorale, che determinerebbe certamente ancora ingovernabilità.
Certo avrei preferito un governo dell’alleanza elettorale Italia Bene Comune, magari con l’aggiunta di Scelta Civica. Ma purtroppo abbiamo perso, o non abbiamo vinto. E non si poteva fare un’alleanza con i Cinque Stelle che, per due mesi, hanno sempre ostinatamente sbeffeggiato il nostro partito, senza alcun segnale di apertura. Insomma, oggi non si poteva fare altro di meglio.
Ora l’Italia si aspetta i fatti: soprattutto una riforma delle istituzioni, cioè il superamento del bicameralismo perfetto, lo snellimento e il chiarimento dell’assetto delle amministrazioni statali, regionali e locali, una nuova legge elettorale che garantisca la governabilità e la scelta degli eletti. E si aspetta un rilancio dell’economia e della coesione sociale: snellimento fiscale a favore di lavoro e imprese, ridefinizione dei parametri europei per permettere nuovi investimenti, misure di sostegno per disoccupati, cassintegrati ed esodati, riforme radicali del mercato del lavoro, ecc. Rimando, per i contenuti, alla lettura del discorso del nuovo Presidente del Consiglio.
Non mi sento di valutare questa come una nuova stagione di pacificazione nazionale. Voglio invece almeno credere che si tratterà di un governo dei fatti, capace di cominciare a risolvere alcuni tra i problemi più gravi dell’Italia. Per ridare, tra qualche anno, la possibilità di una normale dialettica, virtuosa e rispettosa, tra maggioranza e minoranza. E per provare a ridare fiducia verso una politica oggi, per molti versi meritatamente, screditata.
Stefano Lepri
a livello europeo mi sembrerebbe necessario fare, beneficiando di una nuova credibilità acquisita a carissimo prezzo economico e sociale con il governo Monti, un fronte comune con la Francia e con sullo sfondo tutti gli altri paesi in difficoltà, ad iniziare dalla Spagna. D’altra parte la Germania, seppur per colpa NOSTRA che per molte ragioni non abbiamo saputo tenere il il passo con loro, sta ora beneficiando/approfittando del vantaggio acquisito dall’introduzione dell’Euro in poi, in modo inaccettabile e comunque per noi mortale, se non ci viene concesso un tempo realistico di rientro e se non si va verso un’Europa vera!
Caro Stefano, a proposito di aspettare i fatti, mi pare che il nuovo Governo stia iniziando malissimo! I punti sono due e tutti e due dirompenti. Il primo riguarda l’IMU ed il secondo, ancora più importante, riguarda la posizione presa dal Presid. del Consiglio con Merkel e più in generale con l’Europa.
Per il primo punto emerge già, con la posizione sull’IMU, la natura ricattatoria di Berlusconi e soci. Per evitare il ricatto l’unica strada e’ una sorta di contratto, scritto in dettaglio, circa le cose che si possono fare prima di tornare alle urne. Se per l’IMU questo non è fattibile perché elemento per il Pdl non negoziabile, e d’altra parte non è’ pensabile andare ora a nuove elezioni senza aver cambiato le regole e aver dato una spinta significativa all’economia, lo si faccia per i pochissimi punti fondamentali, primo fra tutti appunto la legge elettorale. Dobbiamo essere a questo punto coscienti che, quando il nodo IMU, prima di fine anno, verrà al pettine, l’attuale esperienza di governo sarà arrivata a capolinea!
Si deve quindi preparare una scaletta a ritroso di ciò che è indispensabile fare come organizzazione (interna e non), per essere pronti alla sfida elettorale. È l’unica possibilità di successo per il PD, secondo me, e’ di ricompattare la gente su Matteo Renzi.
Per il secondo punto, si sta ripercorrendo la strada vecchia, quella del rigore, che è funzionale solo all’economia tedesca ed a poche altre piccole economie satelliti del Nord Europa. Se noi dichiariamo che rispetteremo gli impegni presi da Berlusconi e poi confermati da Monti sul ‘fiscal compact’, senza quindi uno slittamento di almeno un paio d’anni, non avremo MAI le risorse per un rilancio dell’economia, condizione essenziale per invertire la spirale di declino nella quale ci stiamo avvitando! Qualcuno potrebbe obiettare che i mercati……è’ un’osservazione priva di significato concreto! Se non si rilancia la crescita anche i cosiddetti mercati, che sarebbe più appropriato definire come la sala scommesse sul cui tavolo c’è una parte del nostro debito pubblico, non sono stupidi: certo non gli sfugge che tra poco, se non si inverte la rotta verso la crescita, non potremo comunque rispettare alcun impegno di rapporto debito/Pil e di rientro dal debito. Per il semplice fatto che, se non facciamo crescere il Pil e con esso l’occupazione etc etc, la bancarotta sarà, molto semplicemente e drammaticamente, inevitabile!
Un’ultima annotazione: vogliamo confermare la spiccata tendenza al suicidio del PD con l’eliminazione, parziale o totale, delle Primarie?
Mauro