Ieri il fido (di Sergio Chiamparino) Carlo Bongiovanni anticipava la posizione che avrebbe poi tenuto la sindaca Appendino in Consiglio comunale: sì alle piazze per il sindacato, mentre i consiglieri 5Stelle sono ragazzi generosi ma che devono studiare. Come dire, esageruma nen contro la Chiara. Altri fatti sono noti; ricordo ad esempio il silenzio assordante dell’assessore regionale Parigi rispetto ai drastici tagli comunali alla cultura.
Intendiamoci, io Sergio Chiamparino lo ammiro: ha visione, sa farsi amare dalla gente, sa fare squadra. I miei anni da assessore con lui li ricordo come esempio di lungimirante amministrazione. Per questo non capisco tanto. Se si tratta solo di collaborazione istituzionale, cioè quella che già caratterizzò il suo rapporto con Ghigo a parti invertite, si comprende. Prima delle forze politiche ci sono i cittadini e le istituzioni.
Se invece, come efficacemente sintetizzato da Lo Spiffero con il nome Chiappendino, si trattasse di una collaborazione a prescindere, si deve avere qualche dubbio. Quello più venale: vuole stuzzicare il suo partito, come succede quando un marito si sente trascurato e fa un sorriso alla vicina. Ma non c’è ragione, il PD lo ha sempre valorizzato e sostenuto. Quello più maligno: il sistema Torino, che esiste e non è fantasia di qualche sognatore di complotti, vuole contare. Qualcuno, a suo tempo, aveva rappresentato il quadro politico che poteva assecondare questo disegno come “bipolarismo mite”.
La sindaca si è già acconciata da un pezzo, lasciando alla sua armata brancaleone la coreografia. I vent’anni di centrosinistra torinese con i poteri forti ci hanno dovuto fare i conti, senza troppi compromessi. Sarebbe incomprensibile dare oggi indiretta legittimazione a chi finge la democrazia diretta, ma invece spesso esegue per conto terzi.
Stefano Lepri