Firme false, esageruma nen

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Continuano in questi giorni i commenti, con relativi presunti scenari e retroscena, sulla questione delle firme false in Regione, anche a seguito della direzione regionale del PD della settimana scorsa. In quell’occasione, nel mio intervento avevo citato la massima che ha reso famoso Chiamparino quando era sindaco: esageruma nen. L’ho fatto a seguito del suo discorso, in cui aveva un po’ sorpreso tutti annunciando la volontà di non continuare il suo mandato, qualora a luglio il TAR non abbia ancora deciso sulla questione delle firme false.

Intendiamoci, il fatto è grave e le responsabilità politiche non mancano: lui e Gariglio se le sono prese. Il segretario regionale, in particolare, ha recitato il mea culpa per non aver realizzato un gruppo di audit in grado di supervisionare la raccolta firme affidata in particolare agli autenticatori. Giusto e doveroso, così come apprezzabile sarà appendere l’ammissione di colpa da chi, preso dalla fretta, ha materialmente fatto errori incomprensibili.

Ciò detto, va ribadito che non esiste la minima possibilità di comparare questi fatti con quelli avvenuti cinque anni fa con Cota. Allora ci fu un’intera lista con candidati che manco sapevano di esserlo e la vittoria avvenne per una manciata di voti. Comunque quel governo, bene o male, ha campato per quattro anni dei cinque previsti. In questa legislatura, invece, il centrosinistra ha stravinto, doppiando gli avversari, con un distacco di seicentomila voti. Le firme false, così risulterebbe, non sono in misura tale da portare il numero di quelle corrette sotto il minimo richiesto. E, soprattutto, la raccolta delle firme era una facoltà, non obbligatoria, poiché il PD aveva titolo per presentare il simbolo senza doverle raccogliere.

Insomma: massimo rispetto, come sempre, per le scelte della Magistratura. Ma non dimentichiamo il superiore volere del popolo piemontese, che solo otto mesi fa si è espresso in modo inequivocabile.

Stefano Lepri

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