La legislatura che sta finendo verrà ricordata non solo per le riforme economiche, ma anche per quelle a carattere sociale.
Anzitutto, la legge sul terzo settore. Si riconoscono gli enti di terzo settore come soggetti privilegiati nello svolgimento di attività di interesse generale, a condizione che rispettino regole stringenti. Sono chiarite le differenze tra i diversi soggetti ma anche gli elementi comuni, che li distinguono dal privato profit e dall’azione delle pubbliche amministrazioni. Anche le imprese sociali sono ben definite: le diverse forme giuridiche possono assumere tale qualifica ma con vincoli e limiti alle remunerazioni dei fattori produttivi, così da mantenerle entro il perimetro del terzo settore e da renderle meritevoli di un favor pubblico. Sono previste numerose forme di incentivo e sostegno: cinque per mille, donazioni più facili e convenienti, immobili pubblici destinati con prelazione, obbligazioni sociali, raccolta di capitale di rischio attraverso portali telematici, fondi nazionali per progetti innovativi, ecc. Senza dimenticare il riconoscimento e il potenziamento del Servizio civile universale per i giovani.
Al secondo posto - ma solo perché la misura va ulteriormente finanziata e non copre ancora tutto il bisogno - c’è il Reddito d’inclusione: una misura progressivamente universalistica di contrasto alla povertà degli adulti e delle famiglie. Niente a che vedere con una visione assistenzialistica come quella insita nel Reddito di cittadinanza dei 5stelle, che assicurerebbe (sulla carta) cifre esorbitanti con il solo effetto di incentivare l’ozio. Il Reddito d’inclusione invece richiede un progetto personalizzato, coinvolge le reti locali, costruisce i servizi di presa in carico, si concentra anzitutto sui nuclei con minori. Per ora ci sono due miliardi all’anno: non abbastanza ma neanche pochi, rispetto al poco o nulla di prima. A complemento, va ricordata la bella legge contro lo spreco alimentare, di cui beneficiano le persone indigenti o comunque in difficoltà economica.
Sul podio, infine, stanno alcune misure a favore delle persone con disabilità e i loro parenti. La legge sul “dopo di noi” prefigura incentivi e soluzioni patrimoniali per assicurare la destinazione di risorse di parenti o di benefattori a favore dei figli con handicap. E’ stato riconosciuto l’anticipo pensionistico a chi, in possesso di un’anzianità contributiva di almeno trent’anni, assiste un parente di primo grado convivente con handicap grave, ovvero ai soggetti con una riduzione della capacità lavorativa uguale o superiore al 74%. Il fondo sociale e quello per la non autosufficienza sono cresciuti nei primi anni di legislatura e poi stabilizzati, mentre nell’ultima legge di bilancio è stato introdotto un, pur limitato, stanziamento a favore dei care giver.
L’elenco potrebbe continuare, ma ce n’è abbastanza per ritenere che, anche in campo sociale, si sia vissuto una stagione di importanti riforme. Alla faccia delle promesse da mercanti riproposte in queste ore.