Centri per l’impiego, sono giorni decisivi

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Sono giorni decisivi, questi, per il futuro dei Centri per l’impiego. Affidati fino a poco tempo fa alle Province, stanno vivendo in una sorta di limbo, in attesa di essere ripensati e riorganizzati. E’ proprio ciò che sta avvenendo in queste ultime settimane di luglio, con diverse modifiche legislative che si stanno incrociando, speriamo con una loro coerenza complessiva.

Ieri il decreto sugli enti locali, con il maxiemendamento, ha messo una prima toppa, con la previsione di un accordo tra Governo e Regioni mediante l'impiego coordinato di fondi nazionali e regionali, nonché di programmi operativi cofinanziati dai fondi europei. A tal fine si sono aumentate le risorse statali da 70 a 90 milioni di euro e si è autorizzato a stipulare contratti a tempo determinato con scadenza 31 dicembre 2016.
Una secondo indirizzo, non ancora definitivo, si trova nella proposta di riforma costituzionale, tornata in terza lettura al Senato e in discussione in Commissione affari costituzionali in queste ore. Si prevede una decisiva modifica per le politiche attive del lavoro: la competenza esclusiva passerebbe allo Stato. Il parere in Commissione lavoro è favorevole e non ci sono motivi per ritenere che la linea possa cambiare in aula. Quindi le politiche attive (e anche i Centri per l’impiego) verosimilmente, al termine del percorso di riforma costituzionale - non prima di un anno ragionevolmente - saranno di esclusiva competenza centrale.

In Commissione lavoro stiamo poi per dare il parere sul decreto legislativo del Governo sullo stesso tema, e in particolare sulla costituzione dell’Agenzia nazionale per le politiche attive. Prima di approvarlo stiamo attendendo l’esito della Conferenza Stato-Regioni, che dovrebbe
svolgersi entro pochi giorni. Lo schema previsto attribuisce ancora alle Regioni - pur entro indirizzi formulati dall’Agenzia nazionale e coerentemente con l’attuale impianto costituzionale - la gestione dei Centri per l’impiego, nonché la programmazione legata al territorio.

Insomma, la prospettiva sembra quella di avere un primo passaggio dei Centri alle Regioni e un secondo, definitivo, allo Stato. Alla questione di chi sarà il titolare della funzione si aggiunge quella, non meno importante, delle risorse finanziarie e umane. Su questo punto ancora non ci siamo; per questo avevo presentato un emendamento al decreto enti locali, al fine di aumentare le risorse dedicate al personale. Un primo aumento di dotazione si è avuto, ma non basta.

Insomma, siamo ancora in una fase di incertezza, ma le scelte si stanno delineando. A settembre il quadro sarà più chiaro. Di sicuro Governo e Parlamento vogliono investire sulle politiche attive, facendole finalmente diventare efficaci, in tutt’Italia. E i Centri per l’impiego, ripensati, continueranno ad essere snodi e colonne di queste politiche.

Stefano Lepri

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