L’elezione a Presidente della Repubblica di Sergio Mattarella, al di là dell’indubitabile largo apprezzamento raccolto tra i cittadini per il suo profilo politico e per il suo intervento di insediamento, secondo alcuni commentatori segna un qualche cambiamento negli equilibri parlamentari.
Il PD ne è uscito rafforzato, al punto che Bersani ieri ha detto che se il metodo adottato per il Quirinale (quello di un largo preventivo coinvolgimento) continuerà, per Renzi non ci saranno più problemi dentro la “ditta”. Poco rilievo hanno invece altre dichiarazioni, con la richiesta di rivedere alcuni contenuti della legge elettorale e della riforma costituzionale: non credo sarà possibile, né personalmente lo ritengo necessario perché sono ben fatte, come ho provato a spiegare in altre news.
Un certo sconquasso è invece avvenuto in Forza Italia, con le dimissioni (respinte) dei capigruppo e con la sempre più evidente spaccatura tra i seguaci di Fitto e i fedelissimi del Cavaliere. Acque agitate anche dentro NCD, con le dimissioni di Sacconi da capogruppo e la percezione di una certa incertezza nella strategia, che oscilla tra fedeltà al governo e nostalgia di rifare squadra con forzisti e Lega nord (che non li ama).
Infine SEL, che rivede spazi di collaborazione con il PD dalla rottura (irreversibile?) del patto del Nazareno, mentre i pentastellati addirittura hanno applaudito il discorso di Mattarella, dopo essere rimasti a braccia conserte nel momento della sua proclamazione, sabato scorso.
Di certo è emerso in questi giorni che il patto del Nazareno era solo finalizzato alle riforme che cambiano le regole del gioco. Fatte queste, ognuno per la sua strada, specie se le elezioni consegneranno un vincitore certo.
Lo scenario è quindi in evoluzione, al punto che alcuni commentatori evidenziano come Renzi potrebbe contare, a seconda dei provvedimenti, su tre diverse maggioranze: quella con la sinistra, che è servita ad eleggere il Capo dello Stato; quella con Forza Italia, che è servita per approvare al Senato la legge elettorale; quella di governo, con NCD, Scelta civica e Autonomisti. Senza contare che i fuoriusciti dai 5stelle hanno cominciato a dare segni di avvicinamento alla maggioranza.
Vedremo, ma di sicuro questo passaggio così delicato ha rafforzato il PD e l’esecutivo, mentre non credo ci saranno particolari riflessi negli attuali equilibri di governo. Dopo un po’ di burrasca e nonostante chi vuole far credere il contrario, la navigazione si preannuncia più facile.
Stefano Lepri