Rivedere i compiti delle diverse professioni sanitarie. Bisogna invertire la tendenza italiana e piemontese che vede sovrarappresentate, rispetto alle medie europee, le professioni a contenuto professionale più alto: medici rispetto agli infermieri; infermieri rispetto a OSS. Ciò suggerisce di modificare progressivamente i modelli organizzativi e di creare quindi condizioni per l’affidamento, sotto la necessaria supervisione e in piena sicurezza, di determinate fasi a profili inferiori rispetto a quanto oggi avviene.
Sfruttare al meglio le risorse delle sale operatorie. Tra gli investimenti, va data preferenza alle sale operatorie, che dovranno essere rinnovate e ammodernate tenendo conto delle novità tecnologiche e legislative, aumentandone la sicurezza e dovranno essere aperte per molte ore, evitando così il loro sottoutilizzo. In altri termini: meno sale operatorie, ma tecnologicamente avanzatissime e sfruttate appieno.
Meno servizi doppi, tutti i servizi che servono. Talvolta in anni passati negli ospedali servizi e reparti sono cresciuti per effetto di dinamiche di prestigio personale e non sulla base di un disegno organico. Inoltre i recuperi di efficienza hanno più riguardato le singole Aziende, invece che considerare duplicazioni tra realtà sovente territorialmente contigue. Si tratta quindi di ridurre duplicazioni di servizi e reparti, trasferendo risorse da ciò che è doppio a ciò che manca.
Meno prestazioni improprie per destinare le risorse a quelle necessarie. Tra gli esempi vi sono l’ulteriore sviluppo della medicina di territorio per evitare gli accessi ospedalieri non appropriati; il controllo centralizzato sulle prescrizioni (diagnostica, farmaci) con individuazione e correzione delle anomalie; l’evitare lungodegenze di anziani in case di cura, molto più costose rispetto alle RSA, ecc.