Torino, riprendere la rotta

Oggi Evelina Christillin nell'intervista a Lo Spiffero (da cui la foto) difende la stagione di centrosinistra, di cui è stata brillante testimone. Mi ci ritrovo abbastanza, tranne in un punto: quando ricorda quanto sia stato "fantastico ascoltare da John Elkann i risultati di Exor" (la finanziaria della famiglia Agnelli). E quando aggiunge: "non ci sono mica più le centinaia di migliaia di persone che lavoravano in Fiat negli anni Settanta". Questo, cara Evelina, lo sappiamo. Ma ora sono solo poche migliaia, e il secondo modello a Mirafiori si aspetta da ormai troppo tempo. E non si può neanche più dire che mancano i soldi per investire, visti i brillanti risultati della casa madre. Insomma: in quegli anni a Torino sono (siamo, anche la mia famiglia) venuti in centinaia di migliaia per fare grande l'industria automobilistica. Per mille ragioni ora sono rimasti a lavorare in pochi, ma i figli dei moltissimi immigrati italiani fanno spesso fatica. La famiglia Agnelli, che deve molto a Torino, non pensa di dover ridare un po' di più alla città? 
E più in generale: la borghesia torinese ha voglia di mettere intelligenze, ma anche denari, per rilanciare la città? Perchè molti, non tutti, hanno preferito ultimamente vivere di rendita o sulle spalle della domanda di beni e servizi pubblici. Ora serve, come detto da più parti in questi giorni, riprendere la rotta. E non basta guidare bene i musei cittadini.